sabato 3 dicembre 2011

9 NOVEMBRE 2005


Dopo avervi fatto leggere poesie e commenti degli altri vi voglio lasciare una mia riflessione di quando ero adolescente... che rispecchia un po' quello che provavo e sentivo in quel periodo ora per fortuna la mia vita è cambiata ^_^
Riposi in pace sotto un ciliegio in fiore, è primavera inoltrata e i petali ti cadono delicatamente fra i capelli al minimo alito di vento.
E' una bella giornata, il sole risplende e ti riscalda abbronzandoti. Tutto questo sembra piacerti, ma c'è qualcosa che ti turba; i tuoi occhi, da tempo, non possono più vedere la bellezza che la natura ti offre. Non ti resta che il ricordo ormai lontano di quando potevi ancora osservare tutto quello che ti circonda, ma è passato molto tempo ormai e non ricordi più i colori, e le figure cominciano a sfuocarsi nella tua mente. Tenti invano di ricordare il tuo volto, ma è un tentativo inutile perché, quando avevi gli occhi per vedere, ti rifiutavi di specchiarti, ed ora che lo vorresti fare non ti è possibile. Ti odi per aver lasciato che una stupida mania abbia preso il sopravvento.
Ma ecco che senti arrivare qualcuno, dai passi, capisci che si sta avvicinando a te; si presenta e dalla voce ti rendi conto che ha tanta voglia di aiutarti senza niente in cambio. Ma tu sei troppo orgogliosa per accettarlo, vorresti allontanarti da lui e non averlo mai conosciuto, ma qualcosa, un filo immaginario ti tiene seduta accanto a quell'albero a te tanto caro e che ti ha visto crescere.
L'uomo, senza che tu te ne renda conto, ti fa parlare del tuo passato, ti fa ricordare di quando potevi ancora vedere e di come perdevi i giorni cercando di farti del male. E di quell'incidente che ti ha cambiato la vita. All'inizio avevi paura perché eri costretta a vivere nelle tenebre e ti rendevi conto che non avresti più rivisto la luce del sole, ma poi, ti ricordi di come, con il tempo, sei riuscita a convivere con la tua cecità..., come hai scoperto una nuova dimensione. Ti sei resa conto che ci sono altri sensi oltre alla vista: l'udito, l'olfatto, il gusto, ma soprattutto il tatto. Quest'ultimo ha sostituito i tuoi occhi, non puoi vedere a colori, ma toccando le cose materiali le puoi riconoscere e costruirti un immagine mentale perché, e tu lo sai bene, è il cervello che vede, non gli occhi, e tu lo puoi sperimentale continuamente.
Ma all'improvviso ti blocchi, ti stai rendendo conto che stai parlando di cose personali ad uno sconosciuto; non lo sai perché, ma vicino a lui ti senti al sicuro.
Ora che ti sei sfogata, sei più tranquilla ed accenni ad un sorriso. L'uomo si alza, delicatamente ti prende la mano per aiutarti ad alzarti e ti riaccompagna a casa.
Da quel giorno vedi la vita in modo diverso, ti senti più tranquilla e vuoi affrontare la vita con tutti i mezzi che hai a disposizione e vincere le avversità.
I tuoi genitori, se ti vedessero, non ti riconoscerebbero, sei molto cambiata grazie a quello sconosciuto che non hai più incontrato. Ti chiedi chi possa essere, nessuno si era mai interessato a te prima di lui.

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